ELETTROCARDIOGRAMMA PARAMETRI VITALI
ECG
LA MISURAZIONE
LA REGISTRAZIONE
IL TRACCIATO
IL TRACCIATO
ONDA P
INTERVALLO PR
COMPLESSO QRS
TRATTO ST
ONDA T
INTERVALLO QT
ONDA U
ECG STANDARD
POSIZIONAMENTO ELETTRODI
POSIZIONAMENTO ELETTRODI
MATERIALI
PROCEDURA
PROCEDURA
PROCEDURA
PARAMETRI VITALI
GENERALITA’
LA PRESSIONE ARTERIOSA
FINALITA’
La pressione arteriosa viene solitamente espressa come un rapporto tra : PAS/PAD ed i valori di essa vengono classificati in
FATTORI CHE POSSONO INFLUIRE SUI VALORI DI NORMALITA’ DELLA P.A.
TIPOLOGIA DI MISURAZIONE
Indipendentemente dalla tipologia di misurazione , la rilevazione della P.A. può essere effettuata con due modalità: Metodo
METODI INDIRETTI
I TONI DI KOROTKOFF
QUALI SONO I VALORI DA REGISTRARE?
CONTROINDICAZIONI ALL’USO DELLA SEDE ELETTIVA (BRACCIO DX)
PRESIDI
SFIGMOMANOMETRO
SFIGMOMANOMETRO
SFIGMOMANOMETRO
DI CHE MISURA DEVE ESSERE LO SFIGMOMANOMETRO?
IL FONENDOSCOPIO
PROCEDURA
PROCEDURA
IL livello massimo di gonfiaGgio LMG viene calcolato nel seguente modo: Chiudere la valvola di gonfiagGio e pompare aria fino a
POLSO
CARATTERISTICHE
CARATTERISTICHE
PROCEDURA
PROCEDURA
Note
RESPIRO
FREQUENZA RESPIRATORIA
OSSIMETRO
TECNICA
Note
TEMPERATURA CORPOREA
TERMOMETRI A MERCURIO
TERMOMETRI A MERCURIO
TERMOMETRI DIGITALI
DOLORE Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations (JCAHO) Dec 2001 American Pain Society (APS)
LA VALUTAZIONE DEL DOLORE NEL BAMBINO
LA VALUTAZIONE DEL DOLORE NEL NEONATO
1.57M
Category: medicinemedicine

Elettrocardiogramma parametri vitali

1. ELETTROCARDIOGRAMMA PARAMETRI VITALI

Scuola di Medicina e Chirurgia – Laurea in Infermieristica
Direttore dott.ssa Anna Maria Iannicelli
Corso di preparazione all’Esame di Stato
ELETTROCARDIOGRAMMA
PARAMETRI VITALI
Dott. Pasquale De Matteo

2. ECG

Fornisce dati sull’attività elettrica, informazioni
sulla struttura e sulle funzioni del cuore.
Valutazione di:
- Disturbi e irregolarità del ritmo cardiaco;
- Rilevare e controllare la frequenza cardiaca;
- Ricavare Informazioni sulla fase di
depolarizzazione e ripolarizzazione cardiaca.

3. LA MISURAZIONE

La misurazione dell'attività elettrica del cuore è
prettamente fisiologico: l'insorgere degli
impulsi nel miocardio porta alla generazione
di differenze di potenziale, che variano nello
spazio e nel tempo e che possono essere
registrate tramite degli elettrodi.

4. LA REGISTRAZIONE

La registrazione della differenza di potenziale da
parte di elettrodi posti sulla superficie
corporea avviene grazie alla conducibilità dei
liquidi interstiziali del corpo umano.

5. IL TRACCIATO

Il tracciato elettrocardiografico rappresenta il
metodo più facile, meno dispendioso e più
pratico per osservare se l'attività elettrica del
cuore è normale oppure se sono presenti
patologie di natura meccanica o bioelettrica.

6. IL TRACCIATO

Il normale tracciato ECG presenta un aspetto
caratteristico che varia soltanto in presenza di
problemi.
Il tracciato è caratterizzato da diversi tratti
denominati onde, positive e negative, che si
ripetono ad ogni ciclo cardiaco

7. ONDA P

È la prima onda che si genera e corrisponde alla depolarizzazione degli atri.
Durata: 60 a 120 ms
Ampiezza: è uguale o inferiore ai 2,5 mm.

8. INTERVALLO PR

Il fronte d'onda che ha attraversato gli atri, passa nel nodo atrio-ventricolare,
all'interno del quale le cellule attivate sono poche e l’impulso generato è
troppo debole per essere registrato. L'intervallo che si viene a creare va da un
minimo di 120 ms a un massimo di 200 ms

9. COMPLESSO QRS

È l’insieme di tre onde che si susseguono
l'una all'altra, e corrisponde alla
depolarizzazione dei ventricoli.
-L‘Onda Q è negativa e di piccole
dimensioni e corrisponde alla
depolarizzazione del setto
interventricolare;
-L’Onda R è un picco molto alto positivo e
corrisponde alla depolarizzazione
dell'apice del ventricolo sinistro;
-L’Onda S è un'onda negativa anch'essa
di piccole dimensioni e corrisponde alla
depolarizzazione delle regioni basale e
posteriore del ventricolo sinistro.
La durata dell'intero complesso è compresa tra i 60 e 90 ms.
In questo intervallo avviene anche la ripolarizzazione atriale che però non risulta
visibile perché mascherata dalla depolarizzazione ventricolare.

10. TRATTO ST

È il periodo in cui le cellule
ventricolari
sono
tutte
depolarizzate e pertanto non
sono rilevabili movimenti
elettrici.
Da ciò deriva che di norma è
isoelettrico, cioè posto sulla
linea di base del tracciato, da
cui si può spostare verso
l'alto o il basso di non più di
1 mm.

11. ONDA T

È la rappresentazione della ripolarizzazione dei ventricoli. Non sempre è
identificabile, perché può anche essere di valore molto piccolo

12. INTERVALLO QT

È la rappresentazione della sistole
elettrica, cioè il tempo in cui
avviene la depolarizzazione e la
ripolarizzazione ventricolare.
La sua durata varia al variare della
frequenza cardiaca, generalmente
si mantiene tra i 350 e i 440 ms

13. ONDA U

È un'onda dovuta alla
ripolarizzazione dei muscoli
papillari.
Non sempre è possibile apprezzare
in un tracciato.

14. ECG STANDARD

• 12 Derivazioni
– 6 dagli arti “periferiche” (piano frontale):
• 3 bipolari: I, II, III
• 3 unipolari: aVR, aVL, aVF
– 6 precordiali unipolari (piano orizzontale):
V1, V2, V3, V4, V5, V6

15. POSIZIONAMENTO ELETTRODI

Elettrodi Periferici
elettrodo rosso braccio destro
elettrodo giallo braccio sinistro
elettrodo verde caviglia sinistra
elettrodo nero (neutro) caviglia destra con funzione di terra

16. POSIZIONAMENTO ELETTRODI

Elettrodi Precordiali
Elettrodi a suzione
Elettrodi monouso adesivi
V1: 4° spazio intercostale linea parasternale destra
V2: 4° spazio intercostale linea parasternale sinistra
V3: tra V2 e V4
V4: 5° spazio intercostale linea emiclaveare sinistra, corrispondente alla punta
cardiaca
V5: 5° spazio intercostale linea ascellare anteriore sinistra
V6: 5° spazio intercostale linea ascellare media sinistra

17. MATERIALI

-
-
Elettrocardiografo;
Elettrodi;
Carta Millimetrata;
Elettrodi (a suzione o adesivi);
Gel Conduttore (per gli elettrodi a placca metallica e/o per gli elettrodi a
suzione);
Garze non sterili;
DPI se necessari;
Lenzuolino di carta monouso per lettino;
Rotolo carta Asciugamani;
Kit per tricotomia;
Contenitore per rifiuti speciali;
Contenitore per smaltimento rifiuti urbani.

18. PROCEDURA

1.
2.
3.
4.
Identificare il paziente;
Informare e spiegare in modo chiaro la procedura al paziente;
Garantire la privacy;
Verificare il funzionamento dell’elettrocardiografo e la presenza della
carta millimetrata;
5. Posizionare sul lettino il lenzuolino di carta monouso;
6. Far svestire il paziente, facendo togliere bracciali, orologi, calzini, etc.;
7. Far stendere il paziente in posizione supina con torace, polsi e caviglie
scoperte;
8. Avvicinare l’elettrocardiografo al paziente;
9. Effettuare il lavaggio sociale delle mani;
10. Indossare i DPI se necessari;

19. PROCEDURA

11. Praticare eventuale tricotomia nelle zone in cui verranno applicati gli
elettrodi;
12. Posizionare, dopo aver ricoperto polsi e caviglie con gel
elettroconduttore, gli elettrodi agli arti per la registrazione delle
derivazioni periferiche;
13. Posizionare, sempre dopo aver ricoperto la sede di applicazione, gli altri
sei elettrodi sul torace: elettrodi precordiali;
14. Accendere l’elettrocardiografo;
15. Inserire i dati del paziente: nome, cognome, data di nascita, portatore di
PM?;
16. Accertarsi che tutte le derivazioni siano ben collegate;
17. Chiedere al paziente di rimanere fermo per evitare artefatti;
18. Attendere qualche istante per far stabilizzare il tracciato;
19. Avviare la registrazione e la stampa del tracciato;
20. Spegnere l’elettrocardiografo ;

20. PROCEDURA

21. Rimuovere gli elettrodi periferici e precordiali (in caso di utilizzo di
elettrodi adesivi smaltire nel contenitore rifiuti speciali);
22. Aiutare il paziente a ripulirsi dal gel conduttore con rotolo di carta e/o
con le garze;
23. Aiutare il paziente a rivestirsi se necessario;
24. Pulire gli elettrodi;
25. Smaltire i materiali monouso utilizzati;
26. Rimozione dei DPI (se utilizzati) e lavaggio sociale delle mani;
27. Registrare in cartella la procedura;
28. Consegnare al medico il tracciato per la refertazione.

21. PARAMETRI VITALI

22. GENERALITA’

QUALI SONO I PARAMETRI
VITALI ?
….E A CHE COSA SERVONO?

23.

SERVONO A DETERMINARE LO STATO DI SALUTE DI BASE DI
UN PAZIENTE
OPPURE AD EVIDENZIARE O MONITORARE DEFICIT DEI
PRINCIPALI ORGANI ( CUORE; POLMONI; CERVELLO)

24.

25. LA PRESSIONE ARTERIOSA

Procedura che ci consente di quantizzare la pressione esercitata dal sangue sulle
pareti dei vasi arteriosi durante il suo passaggio attraverso i medesimi.
I valori di P.A. vengono misurati in mmHg ( millimetri di mercurio) e possono essere
condizionati da vari fattori:
gittata cardiaca,
resistenza vascolare periferica,
Volemia
elasticità dei vasi
viscosità ematica
LA PROCEDURA PUO’ ESSERE PRATICATA AUTONOMAMENTE) OPPURE DA TERZI.

26. FINALITA’

Misurazione della pressione sistolica (MASSIMA) che
corrisponde alla pressione massima esercitata sulle
arterie durante la contrazione del ventricolo sinistro.
Misurazione della pressione diastolica (MINIMA) che
corrisponde alla pressione esercitata sulle pareti dei
vasi arteriosi quando il ventricolo è a riposo.
Definizione della pressione differenziale che
corrisponde alla differenza tra la pressione sistolica e
pressione diastolica.

27. La pressione arteriosa viene solitamente espressa come un rapporto tra : PAS/PAD ed i valori di essa vengono classificati in

livelli:
VALORI
SISTOLICA
DIASTOLICA
OTTIMALI
<120
<80
NORMALE
120-129
80-84
NORMALE ALTA
130-139
85-89
IPERTENSIONE DI
I° grado ( lieve)
140-159
90-99
IPERTENSIONE DI
160-179
100-109
>180
>110
II° grado (moderata)
IPERTENSIONE DI
III° grado (severa)
IPERTENSIONE
>140
SISTOLICA ISOLATA
<90

28. FATTORI CHE POSSONO INFLUIRE SUI VALORI DI NORMALITA’ DELLA P.A.

•Alimentazione
•esercizio fisico
•Peso
•Ritmi cardiaci
•Clima
•Posizione alla
misurazione
•Stress
•Età
•sesso

29. TIPOLOGIA DI MISURAZIONE

In letteratura è possibile distinguere i tipi di misurazione della P.A. in 3
tipologie:
a) Misurazione in ospedale o ambulatorio che è volta a valutare le
condizioni cliniche di base del pz., unitamente ad altri parametri e
screening adeguati;
b) Misurazione ambulatoriale (monitoraggio dinamico 24/h) ,utile
ad approfondire disturbi e deficit già evidenziati;
c) Misurazione a domicilio ( automisurazione)
Ipertensione da
camice bianco.

30. Indipendentemente dalla tipologia di misurazione , la rilevazione della P.A. può essere effettuata con due modalità: Metodo

diretto(invasivo)
Metodi indiretti
Mediante introduzione di catetere
intra-arterioso per il monitoraggio
elettronico dei valori pressori
PVC= Pressione Venosa Centrale
( non invasivi)

31. METODI INDIRETTI

Metodo ascultatorio: utilizza i suoni
a bassa frequenza ( suoni di
Korotkoff), percepiti con la
compressione di un arteria
attraverso l’applicazione di un
bracciale.
L’intensità e le caratteristiche di
questi suoni permettono di
individuare 5 fasi distinte.
Quando la pressione del bracciale
applicato al braccio risulta essere
superiore al valore della
pressione presente nell’arteria
brachiale non si rileva alcun
suono, nel momento in cui la
pressione nel bracciale
diminuisce, si iniziano a
percepire dei suoni ( i Toni di
Korotkoff).

32. I TONI DI KOROTKOFF

Prima fase: si sente un primo battito seguito da altri uguali;
Seconda fase: i suoni percepiti nella prima fase aumentano
d’intensità finchè non si accompagnano ad un soffio;
Terza fase: il soffio scompare, i battiti aumentano
nuovamente d’intensità e diventano chiari e secchi;
Quarta fase: i battiti percepiti nella terza fase diventano
ovattati;
Quinta fase: scompaiono i battiti avvertiti nella quarta fase.

33. QUALI SONO I VALORI DA REGISTRARE?

• Per la Pressione arteriosa sitolica( PAS) registreremo
quelli corrispondenti all’inizio della prima fase, cioè
la PAS viene identificata con il valore del primo
battito ascoltato seguito da uno identico.
• Per la pressione arteriosa diastolica
( PAD)registreremo i valori corrispondenti alla fine
della IV fase ed inizio della V.

34. CONTROINDICAZIONI ALL’USO DELLA SEDE ELETTIVA (BRACCIO DX)

_
Sede di uno shunt o fistola
artero- venosa per dialisi;
Braccio omolaterale a
mastectomia;
Ferita o sede di condizione
patologica.
IN QUESTI CASI IN LUOGO
DEGLI ARTI SUPERIORI SI
USERANNO GLI ARTI
INFERIORI ( COSCIA).

35. PRESIDI

SFIGMOMANOMETRO
FONENDOSCOPIO

36. SFIGMOMANOMETRO

Esistono 4 tipi di sfigmomanometro:
a)
A mercurio o di Riva Rocci, è quello più usato. E’ opportuno controllarlo ogni sei
mesi accertandosi che la colonnina di mercurio sia perfettamente allineato con
lo zero.
b)
Random zero a mercurio usato in ambito epidemiologico , si tara
automaticamente a random ad ogni misurazione.
c)
Aneroide è quello più pratico, necessita anch’esso di controlli periodici. Non
deve essere utilizzato se l’ago non si ferma allo zero o se si arresta prima di esso.
d)
A gonfiaggio automatico.

37. SFIGMOMANOMETRO

A MERCURIO O A RIVA ROCCI
A RANDOM ZERO

38. SFIGMOMANOMETRO

ANEROIDE
A GONFIAGGIO
AUTOMATICO

39. DI CHE MISURA DEVE ESSERE LO SFIGMOMANOMETRO?

Sono disponibili in varie misure a seconda delle
dimensioni del braccio , infatti esso deve ricoprire i
2/3 della lunghezza lasciando libera la fossa
antecubitale.
La scelta del bracciale in base alla grandezza del
braccio è fondamentale perché le dimensioni della
vescica insufflabile all’interno del bracciale cambiano
per le diverse circonferenze. Essa deve corrispondere
al 40% della lunghezza del braccio

40. IL FONENDOSCOPIO

Rappresenta il mezzo usato per auscultare .
Esso è costituito da una campana, che funge da cassa di
risonanza, allocata nel piede del fonendoscopio e da
due tubi dalle pareti spesse , lunghi dai 30 ai 40 cm,
essi sono raccordati a due bracci metallici curvi che
terminano con le olive auricolari.
Il fonendoscopio deve essere a campana, perché i toni
di Korotkoff sono a bassa frequenza e quindi
auscultabili solo con sistema a campana progettata
per le basse frequenze.

41. PROCEDURA

1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Predisporre il materiale( sfigmomanometro, fonendoscopio, documenti di
registrazione).
Identificare il paziente;
Eseguire lavaggio delle mani appropriato;
Descrivere i vari passaggi della procedura al paziente
Fare assumere al paziente una posizione confortevole ma adeguata ad assicurare
una corretta misurazione (il paziente deve essere seduto su sedia con braccioli,
schiena appoggiata allo schienale , piedi ben poggiati a terra e gambe non
accavallate).
Il braccio deve essere posizionato libero da costrizioni, appoggiato su una
superficie piana, ad una altezza pari al livello del cuore(4° spazio intercostale) a
un angolo di 45° con il tronco, il palmo della mano deve essere rivolto verso
l’alto.
Se il pz. È in posizione supina il braccio è gia’ all’altezza del cuore.
Posizionare lo sfigmomanometro adeguato alla circonferenza del braccio , il
manometro deve essere collocato in modo che la scala di lettura sia al livello
dell’occhio dell’operatore.

42. PROCEDURA

9. Eliminare tutta l’aria presente nel bracciale.
10. Avvolgere il bracciale intorno all’arto avendo cura di coprire i 2/3 al di sopra
della piega antecubitale del gomito sopra l’arteria brachiale.
11. Posizionare la campana del fonendoscopio in corrispondenza dell’arteria
brachiale.
12. Chiudere la valvola del bulbo e gonfiare rapidamente il bracciale fino al
livello massimo di gonfiaggio (LMG).
13. Sgonfiare il bracciale ad una velocità di 2 mm/s, memorizzare i valori
corrispondenti alla percezione delI e del IV-V tono di Korotkoff.
14. Sgonfiare rapidamente il bracciale,attendere 1-2 minuti ed effettuare la
seconda misurazione.
15. Rimuovere il bracciale, registrare i valori rilevati su apposito registro e/o
scheda.
16. Lavarsi le mani , riporre gli strumenti.

43. IL livello massimo di gonfiaGgio LMG viene calcolato nel seguente modo: Chiudere la valvola di gonfiagGio e pompare aria fino a

raggiungere i 60mmHg proseguire il gonfiaggio con incrementi
di 10-15 mmHg fino alla scomparsa del polso radiale, gonfiare
ancora 10-15 mmHg ed iniziare a sgonfiare ad una velocità di
2mm/s. memorizzare il valore a livello del quale ricompare il
polso ( pressione sistolica di palpazione), sgonfiare totalmente il
bracciale e sommare 30mmHg al valore rilevato.
Questo valore è il LMG.

44. POLSO

• Il polso è un indicatore dell’attività cardiaca dovuta
alla deformazione che le pareti delle grosse arterie
subiscono in concomitanza del ciclo cardiaco.
• Il polso radiale è la sede più comune, la più
accessibile per la rilevazione di routine della
frequenza cardiaca (FC).

45. CARATTERISTICHE


FREQUENZA
E’ il numero delle pulsazioni
nell’unità di tempo. Varia a
seconda dell’età e in alcune
situazioni fisiologiche
Tachicardia: FC > 100/min
Bradicardia: FC<50/min
Dipendono da fattori
fisiologici (eserc. Fisico,
paura, ansia, collera),
patologici(febbre,
stimolazione vagale)
RITMO
• E’ l’ordine di successione
delle pulsazioni cardiache.
• Regolare : si chiama ritmo
sinusale perché il tempo
intercorso tra i battiti è
sempre lo stesso
• Irregolare: quando
l’intervallo di tempo
intercorso tra le singole
pulsazioni non è costante

46. CARATTERISTICHE

AMPIEZZA
Indica il grado di distensione della
parrete arteriosa in relazione al volume
dell’onda sfigmica.
Le principali anomalie dell’ampiezza del
polso sono:
• Polso filiforme: è un polso flebile che si
verifica nelle condizioni che
determinano una diminuzione della
gittata cardiaca.
• Polso ampio: si verifica nelle condizioni
opposte al precedente, in cui vi è un
aumento della gittata sistolica.
• Polso alternante: le ampiezze si
alternano.
SIMMETRIA
• Si riferisce sia all’ampiezza
sia alla contemporaneità di
rilevazione dei polsi del lato
destro e sinistro.
• Tali differenze si possono
rilevare in caso di patologie
di vasi o per rallentamento
del circolo sanguigno a
monte del punto di
rilevazione del polso.

47. PROCEDURA

1. Fare riposare il paziente 5 minuti prima della
rilevazione del polso
2. Lavarsi le mani
3. Presentarsi, informare e spiegare se necessario la
procedura al paziente
4. Preparare il materiale:orologio, quaderno, penna.
5. Sistemare i polpastrelli di indice, medico e anulare
all’altezza della faccia interna del polso del malato
lungo l’arteria radiale, ponendo il pollice sulla
regione dorsale del polso stesso

48. PROCEDURA

6. Esercitare una pressione tale da
permettere la percezione delle
pulsazioni (non usare mai il pollice
perché si avvertirebbero le proprie
pulsazioni)
7. Contare il numero di pulsazioni
usando l’orologio con lancetta dei
secondi
8. Annotare il numero di pulsazioni
prima sul quaderno e poi sul foglio
della grafica della cartella clinica del
paziente.
9. Controllare con le precedenti
rilevazioni. Se vi sono dubbi
ricontrollare nuovamente il polso.
10. Riferire al medico le alterazioni dei
caratteri del polso.

49. Note

• Se il polso è regolare contare i battiti per 30
secondi e moltiplicarli per due (o contare per
15 secondi e moltiplicare per quattro.
• Se il polso è irregolare aritmico, contare il
numero delle pulsazioni per il minuto intero.

50. RESPIRO

• Il respiro è la capacità
d’immettere ed espellere
aria dai polmoni, la capacità
respiratoria viene misurata
come frequenza respiratoria
cioè il numero di atti
respiratori che un individuo
compie nell’arco di tempo di
un minuto ed è il processo
mediante il quale gli
organismi si procurano
l’ossigeno ed eliminano
l’anidride carbonica e questo
avviene a livello dei polmoni.

51. FREQUENZA RESPIRATORIA

La frequenza respiratoria in un soggetto adulto
sano è di 16-20 atti respiratori al minuto.
• Eupnoico 16-20 atti respiratori al minuto
(Respiro Normale)
• Bradipnea 10-12 atti respiratori al minuto
(Respiro Lento)
• Tachipnea superiore ai 20 atti respiratori
alminuto. (Respiro Veloce)

52. OSSIMETRO

• L’’ossigeno nel sangue
viene misurato tramite
l’ossimetro, ed è un
esame che permette di
evidenziare la
percentuale di O2 che
c’è nel sangue (SPO2),
sul mercato ci sono
diversi tipi di ossimetri
transcutanei e talvolta
misurano anche la FC.
OSSIMETRO PORTATILE

53. TECNICA

La tecnica è quella di
posizionare l’ossimetro
nelle dita della mano o
si può anche
posizionare nel lobo
dell’orecchio o
eventualmente nelle
dita del piede.

54. Note

I valori normali nei soggetti adulti sani sono 95100%:
• Ipossia lieve 91-94%
• Ipossia moderata 86-90%
• Ipossia grave: inferiore al 86%

55. TEMPERATURA CORPOREA

• La temperatura corporea è il grado di calore del
corpo degli esseri umani (e non solo) essendo
essi omeotermi utilizzano dei meccanismi
endogeni di termoregolazione (cioè consentono
di mantenere una determinata temperatura
corporea media) nell’uomo la temperatura
normale è comunemente considerata di 37°C con
una variabilità tra individui di circa +/- 0,4°C.
Sopra questi valori si può ritenere febbre (di
solito sopra i 38°C)

56. TERMOMETRI A MERCURIO

• Dal 3 aprile 2009 i termometri al
mercurio sono stati messi al
bando. Da tale data entra in
vigore infatti il decreto ministerile
del 30 luglio 2008, emanato in
attuazione di una Direttiva CE per
evitare che i termometri finiscano
tra i rifiuti e così pure il mercurio,
che danneggia l’ambiente e, a
lungo termine, la salute degli
umani. Sono ancora presenti
nelle nostre case, ma il loro
smaltimento dovrà avvenire
secondo le norme vigenti.

57. TERMOMETRI A MERCURIO

Erano di tipo:
• ASCELLARE (bisognava
posizionare il termometro
sotto l’ascella)
• ORALE (bisognava
posizionare il T. nel cavo
orale)
• RETTALE (si introduce il T.
nella parte distale dell’ano.
E’ la misurazione con
maggiore attendibilità

58. TERMOMETRI DIGITALI

• RETTALE, ASCELLARE,
ORALE (utilizzato come i
termometri a mercurio)
• AURICOLARE (si
posiziona il T. nella
cavità auricolare)
• CUTANEA (si posiziona il
dispositivo a contatto
con la cute.

59. DOLORE Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations (JCAHO) Dec 2001 American Pain Society (APS)

Secondo la definizione della IASP ( International Association for
the Study of Pain ) e dell'Organizzazione Mondiale della
Sanità, il dolore:
“è un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole
associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o
descritta in termini di danno”.

60.

DIFFERENTI TIPI DI DOLORE
Esistono vari tipi di dolore che si possono classificare secondo:
Il meccanismo fisiopatologico (da eccesso di nocicezione,
neurogeno, psicogeno).
La durata dell’evoluzione (acuto, cronico).
Il tipo di patologia in causa (maligna o benigna).

61.

VALUTAZIONE DEL DOLORE
Tutti i professionisti della salute sono chiamati
quotidianamente a valutare l’intensità del dolore dei pazienti.
Riconoscere l’esistenza di un dolore è già importante ma la
sua misurazione è una tappa essenziale ed indispensabile per
trattare efficacemente un paziente doloroso.

62.

LE SCALE DI AUTOVALUTAZIONE
Tali scale sono dette unidimensionali poiché valutano una sola
dimensione del dolore: la sua intensità misurata dal paziente.
Le scale unidimensionali
Esistono diverse scale in grado di misurare globalmente l’intensità
del dolore o il suo sollievo:
la scala verbale semplice (VRS);
la scala numerica (NRS);
la scala analogica-visiva (VAS);

63.

• La VRS ( scala verbale semplice) è la più utilizzata e prevede 4 o 5 categorie
alle quali corrispondono un punteggio che va da 0 a 4
• La scala numerica NRS. permette al malato di dare un numero al dolore da 0
a 10 (o 100). Il numero 0 vuol dire assenza di dolore, il numero 10 esprime il
massimo dolore immaginabile.
• La VAS ( scala analogica-visiva)si presenta graficamente sotto forma di una
linea orizzontale di 100mm , orientata da sinistra a destra. Le due estremità
della linea sono definite da “dolore assente” e dal “massimo dolore
immaginabile”. Il paziente risponde ponendo una croce sulla linea; la
distanza tra la posizione della croce e l’estremità “dolore assente”
rappresenta l’intensità del dolore in quel momento e permette di approntare
una adeguata terapia.

64. LA VALUTAZIONE DEL DOLORE NEL BAMBINO

- Scala FLACC - Per bambini ≤ 3 anni o con
deficit motori o cognitivi
- Scala con le facce di Wong-Baker
Per bambini > 3 anni
- Scala numerica - Per bambini ≥ 8 anni

65.

Scala FLACC (≤ 3 anni)

66.

Scala numerica ( ≥ 8 anni)
Scala di Wong-Baker (> 3 anni)
0
NESSUN
MALE
2
UN PO’
DI MALE
4
UN PO’ PIÚ
DI MALE
6
8
10
ANCOR PIÚ MOLTO PIÚ IL PEGGIOR
MALE
MALE
MALE
POSSIBILE

67. LA VALUTAZIONE DEL DOLORE NEL NEONATO

PIPP - Premature Infant Pain Profile
NIPS - Neonatal Infant Pain Scale
DAN - Douleur Aigue du Nouveau-né
EDIN - Echelle Douleur Inconfort Nouveau-né
NPASS - Neonatal Pain Assessment and
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